Kaldi era un pastore che una notte notò le sue capre a vagabondare invece di dormire. Individuò le bacche e le foglie dell’insolita pianta che le capre avevano mangiato; il giorno dopo ne abbrustolì i semi e li macinò ottenendo così il primo infuso di caffè.
Il caffè è un seme che deriva da una pianta rubiacea; due sono le principali piante del caffè: la Coffea Arabica e la Coffea Canefora (o robusta). La prima con il suo prodotto occupa il 70% del mercato, mentre la seconda il 30% circa.
Ulteriori differenziazioni di carattere commerciale dipendono dai metodi di lavorazione del chicco.
A proposito, sapete che il chicco di caffè è verde?
Il caffè viene coltivato nelle zone tropicali del mondo: dal Tropico del Cancro al Tropico del Capricorno e il maggior produttore al mondo del caffè è il Brasile.
Il caffè può essere raccolto manualmente secondo due modalità, il picking e lo stripping, oppure seguendo un metodo meccanico. Nel picking il raccoglitore seleziona manualmente ogni singola bacca, raccogliendo solamente le drupe mature. Nello stripping, le bacche vengono stappate dal ramo e vi è pertanto una minore selezione. Il metodo meccanico si avvale, invece, dell’ausilio di macchine. I metodi manuali, permettendo una maggiore selezione del prodotto, ne consentono una migliore resa.
Il caffè può essere lavorato a secco (caffè naturale) o ad acqua (caffè lavato).
Tostiamo il caffè in tamburo, rispettando la più antica tradizione italiana.
Creiamo miscele equilibrate e piacevoli, dando particolare rilevanza alle curve di tostatura quale strumento per un corretto sviluppo dei sapori e degli aromi, sempre valorizzati secondo la natura e la tipicità del prodotto.